Il Filo in Fluorocarbon

Caratteristiche e uso appropriato di questo monofilo.

Questo materiale per costruire i monoflili è nato ormai decine di anni fa in Giappone per una esigenza della pesca commerciale, costruire cioè le reti da pesca meno visibili e durature, certamente passare ad un uso per la pesca sportiva è stato un attimo.

Da quel momento la diffusione dei monofili in fluorocarbon è stata velocissima e il nostro Paese sempre attento alle novità nella pesca sportiva non poteva non tenerne conto. Sono passati veramente tanti anni e non ricordo esattamente quando ad un Fihing Show a Firenze alla Fortezza da Basso una ditta che importava un monofilo Fluorocarbon, assoluta novità a quei giorni (se non ricordo male la marca era MITSUBISHI) ed aveva un acquario in vetro, dove immergeva un monofilo in nylon e uno in fluorocarbon, questo a dimostrare la differenza di visibilità tra i due, dovuta principalmente al diverso indice di rifrazione del fluorocarbon che lo rende meno visibile in acqua. Da lì è stato amore.

Le caratteristiche del Fluorocarbon

La qualità più evidente del fluorocarbon è sicuramente la minor visibilità, ma non è certamente l’unica.

Una seconda caratteristica vantaggiosa è l’elevata resistenza all’abrasione, nella pesca può capitare facilmente di pescare in spot con ostacoli sul fondo, bene questa caratteristica sarà utilissima quando il terminale andrà a sfregarci inevitabilmente contro, e cè una bella differenza tra il miglior nylon e qualsiasi fluorocarbon, provate e mi darete ragione.

La terza caratteristica è un bassissimo allungamento, questa caratteristica avvantaggia l’uso del fluorocarbon rispetto ad altri monofili in quelle pesche dove si deve trasmettere il movimento della canna all’esca a lunga distanza, penso alla pesca a spinnig per esempio.

Una maggiore rigidità rispetto al naylon, questa caratteristica può essere un vantaggio ma anche no, mi speigo meglio, pensiamo alla pesca a surfcasting durante un mare in forte scaduta, il fattore maggiore rigidità potrebbe essere vantaggioso per impedire che il mio terminale in fluorocarbon si intrecci con facilità, di contro la situazione di pesca in calata con terminale sottile e ami piccolissimi con un solo bigattino innescato, sara più naturale con un terminale di materiale morbido capace di far confondere la nostra esca tra i bigattini lanciati a fionda, quindi l’uso del fluorocarbon a mio avviso in questo caso sarebbe un errore.

E’ insensibile ai raggi UV facendo invecchiare molto di meno il monofilo.

Ultima caratteristica, il fluorocarbon è molto più negativo dei monofili fatti con altri materiali, cioè scende verso il fondo con una velocità molto più alta, questa situazione potrebbe essere un vantaggio quando cè da annullare la tendenza a galleggiare di alcuni trecciati, aggiungendo un lungo terminale in fluorocarbon si riuscirà a mantenere in linea il nostro sistema lenza, tra esca e vetta della canna, permettendoci una immediatezza nel sentire le tocche molto importante ad esempio nell' eging, quando la situazione diventa difficile e le catture sono poche.

Come riconoscerlo

Naturalmente riconoscere un vero fluorocarbon da una patacca se non si è esperti non è semplice, però cè un metodo empirico che ci viene in soccorso, dargli letteralmente fuoco, si bè intendo avvicinare una fiamma dell’accendino al monofilo e osservare cosa succede, se tende a fare una pallina carbonizzata è fluorocarbon, se invece si consuma velocemente facendo a sua volta una piccola fiammellina è decisamente nylon.

Spero di essere stato esaustivo e avervi dato spunti per l’utilizzo appropriato di questo monofilo, che ha sicuramente un costo più elevato del nylon ma in alcuni frangenti rappresenta un aiuto a cui nessuno più vorrà rinunciare.

Grazie per l’attenzione.

Tasselli Marco